Riguardo alla località 'Sartori', così cita Giuseppe Tassini nella sua opera Curiosità Veneziane (1863), in cui descrive l’Origine delle denominazioni stradali di Venezia:

Sartori (Fondamenta, Calle, Ramo dei) ai Gesuiti. Da diciassette case che qui, nel secolo trascorso, possedeva l'arte dei Sarti o «Sartori». Tuttora sopra una casa di questa Fondamenta havvi un bassorilievo, ove si scorge la Beata Vergine che tiene in braccio il Bambino, in mezzo S. Omobono e S. Barbara, sotto il cui patrocinio erano i sarti, e si leggono le parole: Hospedal dei Poveri Sartori colla data del 1511. L'arte dei «Sartori» fu eretta in corpo nel 1391, e secondo Flaminio Corner, ottenne fino dal 1485 il dominio sopra il corpo di S. Barbara, che veneratasi nella chiesa dei pp. Crociferi, rifabbricata poscia dai pp. Gesuiti, ed ebbe due delle tre chiavi sotto le quali chiudevansi le sacre reliquie. Oltre l'altare di S. Barbara nella chiesa, quest'arte possedeva nel prossimo campo Scuola di divozione, ricca d'alcune egregie pitture. Anticamente i sarti veneziani dividevansi in tre classi, cioè: «Sarti da veste», «Sarti da ziponi» (giubboni) e «Sarti da calze» (sinonimo di brache). Al cadere della Repubblica, 172 erano le loro botteghe, 279 i capi maestri, 200 i lavoranti, 300 le «mistre», e 2 i garzoni.

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